domenica 12 febbraio 2012

Trekking Traversata dell'Orsomarso

Traversata dei monti di Orsomarso da sud a nord, da Passo dello Scalone a Campotenese. Quattro giorni di cammino fra boschi e creste in totale autonomia. Bastiamo solo noi a noi stessi. Stavolta non sono protagonista solitario, ma accompagnato da Mauro, che stranamente decide di accompagnarmi in questo "giro". Fine luglio afoso di non ricordo quale anno (sicuramente metà anni '90). Partiamo con due zaini enormi, con viveri, tenda, sacco a pelo, fornello, acqua, ecc... Come riferimento per l'itinerario ho una guida dei monti dell'Orsomarso di Bevilacqua, rivelatasi pessima, soprattutto come cartografia, e null'altro. Il primo giorno partiamo dall'estremità sud, il passo dello Scalone, per dirigerci verso il piano di Serrapodolo. La prima parte attraversa la parte alta delle gole dell'Esaro, che in parte già conosco, fino al Passo de La Melara, Fra la Montea ed il gruppo di La Caccia-Monte Petricelle. Da La Melara in poi il sentiero è praticamente inesistente e perdiamo più volte la traccia, trovandoci spesso in mezzo a dirupi o versante scoscesi difficilmente percorribili, come quello che si riporta nella foto a seguire.
Faggio aggrappato al dirupo
Riusciamo ad arrivare al piano di Serrapodolo solo dopo circa 9-10 ore di cammino e lì ci attendiamo. Ricordo che quella sera grigliammo dei wurstel (poteva mancare la griglia?). la mattina presto ci sveglia una mandria di vacche con il loro scampanio. Ci rimettiamo in marcia per arrivare a Varco del Palombaro e successivamente ai Piani di Annibale. Nella prima parte troviamo un buon sentiero, che però poi si perde, e successivamente una stradella forestale che, senza intoppi ci conduce al Varco del Palombaro, che segnala testata della valle del fiume Rosa, fra la Montea e la Mula. Troviamo quindi il sentiero che sale ai Piani di Annibale, e nella parte alta, l'acqua Pice, piccola sorgente, veramente scarsa, posta sotto i piani. Proseguiamo fino ai piani, li attraversiamo, e appena imboccata la strada forestale dalla parte opposta ci imbattiamo in cinghiali; immediatamente ci fermiamo ed ammutoliamo: c'è una femmina con i piccoli a pochi metri da noi, incredibilmente non ci ha visti e sentiti, probabilmente siamo a sottovento. Lo spettacolo è veramente bellissimo ed i piccoli cighiali sono adorabili; certo se la madre vi avesse visto non sarebbe stato così simpatico l'incontro.  Proseguiamo in direzione di Cozzo del Pellegrino e verso sera, nella zona di serra Paratizzi, abbiamo un altro più gradito incontro. Stiamo camminando nella boscaglia, quando ad un tratto sento uno schiocco di rami sulla mia destra e mi volto. A non più di 10-15 m da me c'è un lupo, che rapidamente voltatosi corre lontano da noi. Se non si fosse mosso per scappare non l'avremmo neanche visto.... Questa è stata la prima, ed anche l'unica volta, nonostante le mie frequentazioni di montagna, che ho avuto la ventura di osservare un lupo libero nel suo ambiente.
Ci accampiamo a Serra Paratizzi, con il verso di strigiformi e respare nel bosco di animali non meglio identificati che accompagna per la notte; è stata comunque una grande giornata.
Mauro si rilassa su un tronco lungo il percorso

 L'attendamento a Serra Paratizzi
La nostra tenda in primo piano, piena di bagagli

Il giorno successivo si presenta duro: salita al Cozzo del Pellegrino e discesa verso il Piano di Tavolara. Questo giorno sarà segnato dalla stanchezza e dall'incertezza: praticamente non troviamo mai sentieri buoni, se non a tratti, e ci perdiamo nell'incredibile intrico dei faggi reptanti della Calvia. Riusciamo a superare questa fascia solo camminando sulle cime degli alberelli.
 Mauro sta per raggiungere la cima di Cozzo del pellegrino
Vista dalla cima di Cozzo del Pellegrino; sotto di noi la terribile fascia di faggi reptanti, mentre in secondo piano Serra Paratizzi e poi La Mula
Anche la lunghissima discesa dal Pellegrino è stremante ed alla fine sbuchiamo su un pianoro non meglio identificato, che poi scoprirò essere il piano di Ferrocinto; seguiamo una strada forestale ed arriviamo ai piani di Tavolara, dopo aver sbagliato nuovamente strada e dopo aver incontrato le prime persone dopo due giorni.
L'autore in mezzo ai boschi di faggio
Questo terzo è anche l'ultimo pernottamento: domani contiamo di arrivare a Campotenese. Il giorno successivo prendiamo una strada forestale e poi successivamente il sentiero che passa da Pietra Campanara, bellissimo monolito calcareo nella parte alta della Valle dell'Argentino.
Pietra Campanara
Saliamo quindi alla vetta del Monte Palanuda, da cui si gode un bel panorama, e scesi dalla parte opposta imbocchiamo una forestale che dopo qualche chilometro ci conduce a Campotenese. E' stato un trekking faticoso, in cui abbiamo camminato una media di 10 ore al giorno, ma veramente molto bello, fatto in un periodo in cui quelle zone ancora non erano meta di molte visite, la segnaletica inesistente, i sentieri scarsi e mal tenuti, insomma era ancora wilderness.

1 commento:

  1. Minchia 'ste foto non le vedevo da secoli e secoli!
    Ebbravo, pure Agostino col blog!

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