mercoledì 15 febbraio 2012

Maratona Carpi 2011

A fine inverno, quando l'intorpidimento fisico e mentale cede il passo alla smania di fare, sono in dubbio se concentrami di più sulla montagna oppure tentare una nuova avventura sulla distanza dei 42,195 km della maratona. Ad aprile Mauro mi toglie ogni dubbio, corre la maratona di Padova (la sua terza), e migliora il mio record di qualche mese prima, correndo in 3 ore 12 minuti e 26 secondi, mi ha fregato di 4 minuti e mezzo circa. Ovviamente non posso assistere passivamente e mi decido quindi a effettuare una preparazione per scendere sotto le tre ore e dieci. La tabella di allenamento che seguo al partire da luglio è però decisamente impegnativa: sei corse a settimana, con il solo lunedì di riposo. La preparazione già a giugno comincia ad essere discreta e mi presenta già preparato al periodo di allenamento da tabella, che solitamente ha un approccio piuttosto ostico. Si corre dai 70 a quasi 100 km a settimana nei periodi di maggiore carico. Faccio bene quasi tutti gli allenamenti senza saltare quasi un giorno. Riesco anche a correre quando vado fuori per lavoro (Verona, Genova) o quando sono a Caulonia. Solo un paio di giorni di allenamento li salto a causa di qualche dolore alla caviglia, probailmente a causa dello stress del carico di lavoro. nel periodo estivo corro la mattina molto presto e poi vado al lavoro, ed ogni tanto corro la sera a Quattromiglia a fine giornata lavorativa. Durante la preparazione, visti i discreti ritmi che riesco a tenere, in cuor mio penso di potermi avvicinare al limite delle tre ore di corsa. Il "lungo" finale lo fisso a 38 km, che riesco a fare con un 4'25'' al chilometro senza forzare e con tempo decisamente afoso nell'ultima ora di corsa (si è all'inizio di settembre). Direi che la preparazione è a posto. Faccio un ultimo ottimo 10 km in 38'08'', e mi sento pronto a partire. Quest'anno sono da solo e si va in treno. Ho prenotato un albergo (4 stelle, la prima volta in vita mia..... era l'ultimo rimasto) e l'organizzazione che ho scelto è questa: viaggio ovviamente la notte in cuccetta (promiscua, sei posti, bisogna economizzare), arrivo al mattino di sabato a Modena, brevissimo giro in città in attesa del regionale per Carpi e poi ampia visita a Carpi a prendere il pacco gara con il pettorale, in Piazza Martiri a vedere partenza ed arrivo della Granfondo di ciclismo, e poi lauto pranzo in ristorante (una volta ogni morte di papa si può anche fare). Tagliatelle al ragù d'anatra e stinco di maiale con patate al forno. Niente male e prezzi onesti. la prima grana per raggiungere l'albergo: tutte le linee autobus sono ferme per la Granfondo, e per raggiungere l'albergo devo per forza prendere un taxi (la prima volta in vita mia, 15 € per 8 km, 'sticavoli). Pomeriggio in albergo a riposare, preparare la roba per il giorno dopo e fare esercizi, poi a cena a mangiare un bel piatto di pasta ed una bistecca ai ferri. La notte non è delle migliori, ho un principio di raffreddore e riposo maluccio, svegliandomi spesso. Cavolo, spero di tenere almeno oggi, poi la salute facesse il cavolo che gli pare!. Sveglia alle 5.00, colazione abbondante insieme agli altri maratoneti ed alle 5.50 si sale sulla navetta che porta a Maranello. Si arriva presto sullo spiazzale e c'è ampia attesa. Iniziano le file ai bagni chimici, una dello cose più 'zzozze del genere umano, molto meglio una buca nella nuda terra. Sento comunque dei sommovimenti gastrici e tento comunque l'avventura, decisamente orrorifica, bhlèaaa. Sto comunque meglio, ed anche il raffreddore sembra a bada. Mi vesto, consegna la sacca gara ed inizio il riscaldamento, che ad un certo punto diventa proprio simpatica perchè mischiati insieme a noi schiappe si riscaldano anche i top runners, i draghi della corsa, ci sono keniani, etiopi, un russo, ecc.... Guardarli è veramente uno spettacolo, corrono in maniera così facile e naturale che sembrano non toccare il suolo, degli essere sovrannaturali in mezzo e dei comuni mortali.
Alla fine si entra nell'informe massa in attesa dello sparo, che sembra non arrivare mai. Lo speaker dice che dobbiamo aspettare il collegamento RAI per la partenza. Ad un certo punto senza nessun preavviso sentiamo lo sparo e c'è un attimo di smarrimento, ma era la partenza?, direi di si visto che l'informe massa si mette in moto. Siamo in ballo. Ho fatto un poco di conti: per le tre ore occorre un ritmo di 4'15'' al km e penso di potercela fare. La strategia è quella di correre fra 4'10'' e 4'15'' al km tutta la prima parte, almeno fino al 30°-35° km, e poi gestire le energie finali. Porto solo una confezione piccola di maltodestrine da 40 gr. nella microtasca del pantaloncino e null'altro. Parto con il primo chilometro lentissimo a causa della folla da superare: l'organizzazione ha fatto una cavolata pazzesca; siccome insieme alla maratona si corrono anche la mezza ed una 30 km, presumendo che chi corre queste corse va più veloce dei maratoneti, hanno piazzato dietro i campioni anche le schiappe settantenni e la casalinga paffuta davanti a noi amatori. Faccio il primo chilometro in 4'30, malissimo, devo già recuperare 15 secondi. Dopo il 1° chilometro comunque la folla si dirada e riesco a fare ritmi decenti e nel giro di pochi chilometri sono già in linea con il tempo prefissato. Viaggio sempre intorno a 4'05''-4'10'', meglio del previsto, mi sento bene, ma poi dopo il 7°-8° cominciano stranamenti a farmi male gli addominali, forse per il ritmo elevato, e comunque non rallento affatto.
Fasi iniziali, passaggio a Formigine (purtoppo le scritte non si possono togliere, dovrei comprare le foto e non ci penso proprio)
Passaggio all'interno dell'Accademia militare nel cortile interno del Palazzo Ducale
All'uscita del Palazzo Ducale
Arrivo verso la mezza che il ritmo comincia a calare leggermente e faccio rifornimento con le maltodestrine. Alla mezza segno 01h28'53'', niente male.
Nei pressi della mezza
Guardo con un pizzico di invidia quelli che si fermano alla mezza perchè hanno concluso la loro gara, ma la maratona è una corsa soprattutto di resistenza mentale, ed ormai in questo campo sono ben ferrato. Continuo in tranquillità, ma mi rendo conto che il ritmo continua  calare, anche se lentamente, forse pago chilometri troppo veloci nella prima fase.
Passaggio al 33° chilometro
Tengo ancora discretamente fino al 30°-32°, Prenderei ancora delle maltodestrine se ne avessi, ma nel pantaloncino non ci sarebbero entrate, e di portarmele in mano per tutto il tempo mi avrebbe infastidito; poi, verso il 34°-35° km avviene ciò che ogni maratoneta teme in maniera mortale: trovo il cosiddetto "muro", ovvero il crollo verticale delle prestazioni dovuto alla fine della "benzina" o al raggiugimento del limite di prestazione. Il ritmo ora è calato clamorosamente, le gambe non mi rispondono più, corro in maniera totalmente automatica, sofferente e stavolta sì che mi tocca stringere i denti per non mollare troppo il ritmo, altrimenti sarei spacciato. I chilometri dal 37° alla fine sono eterni, ogni chilometro mi pare interminabile, controllo il cronometro in continuazione e mi rendo conto che il tempo delle tre ore è più che a rischio. Comincio a fare il tremendo pensiero che anche fare tre ore e uno o due minuti non sarebbe poi male; scaccio immediatamente questo pensiero, con tutto l'allenamento che ho fatto (ho corso per oltre 1400 km in preparazione) fallire per pochi secondi sarebbe troppo dura da digerire. Cerco a tutti i costi di tenere duro ed arrivo all'ultimo chilometro bollito, guardo costantemente il cronometro e mi rendo conto che me la gioco sul filo dei secondi. Quando faccio l'ultima curva sono a duecento-trecento metri dall'arrivo, mancano pochi secondi alle tre ore; faccio ricorso alle ultime energie fisiche e mentali e mi lancio in una volata che mi toglie completamente il fiato.
Sto lanciando la volata finale
Pochi metri al traguardo
Mi sembra di svenire e cadere esanime ad ogni falcata. Taglio il traguardo e guardo il cronometro mentre mi accascio poco oltre la linea d'arrivo. Mi viene da piangere. Il mio cronometro segna mezzo secondo oltre le 3 ore di corsa. Stò a terra mezzo morto per un bel pò, gli incaricati di ritirare il chip per il calcolo dei tempi mi chiedono addirittura se me lo devono togliere loro dalla scarpa tanto sembro stremato. La voce mi trema tutta. Vado a prendere la mia sacca con i ricambi zoppicando e trascinandomi come un mezzo storpio. Mi cambio a fatica e poi vado a magiare al pasta party. Non so se essere contento comunque del buon tempo o mettermi a piangere per quel mezzo secondo. Chiamo Mauro per avere lumi definitivi.
Controlla sul sito i risultati in tempo reale: sono arrivato 90° assoluto, 23° nella mia categoria (amatori oltre 35 anni), e 7° fra i non tesserati, bene!, poi la sorpresa, il tempo reale da cronometraggio è di 2h59'59'': sono riuscito a scendere sotto le tre ore!, mi esce qualche lacrima di gioia e fatica......., sono veramente contentissimo; mi sono anche ripreso il record di famiglia. Torno in albergo con la navetta insieme ad altri, che mi chiedono com'è andata, e qundo gli dico il tempo rimangono stupefatti e mi guardano con un certo rispetto, come pure gli albergatori dove avevo lasciato i bagagli. Ciò mi rende ancora più cosciente della bella impresa. Torno a Modena dopo una lunga attesa del treno e faccio un giro in città molto più lungo e completo e rivedo alcuni dei posti dove sono passato la mattina correndo e che non avevo gustato, come ad esempio il passaggio in piazza sotto la Ghirlandina, bellissimo. Faccio una bella cena: potevano mancare i tortellini in brodo?, e prendo il treno del ritorno, arrivo allo studio alle 8 e poi subito in cantiere a fare chilometri......, non si finisce mai di correre....

2 commenti:

  1. Sì, ma non credere che appena trovo in minimo di stabilità psico-fisico-esistenziale non me lo ripiglio, il record di famiglia!

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    1. vedremo, vedremo, per scendere sotto le tre ore ti devi allenare bene....

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