domenica 12 febbraio 2012

Iniziazione alpinistica

Gennaio del 2002, obiettore di coscienza alla Casa delle Culture a Cosenza, addetto alla sala Internet; scopro La Rete. Inevitabili le visite ai negozi on line di articoli sportivi. Scopro l'attrezzatura e decido di comprare qualcosa di non troppo costoso: mi limito a guanti, piccozza, ramponi e ghette. Comincio a fantasticare di salite, e dopo aver atteso il momento giusto parto alla volta del Pollino, destinazione canalone della Grande Frana. Sono i primi di marzo. La domenica parto prestissimo ed alle 05:15 sono già a Colle dell'Impiso. La neve è ottima, dura, e non si affonda per niente. arrivo alle sette ai Piani del Pollino e dò uno sguado alla via: c'è prima da attraversare una fascia di faggi e poi si arriva sullo scoperto nella Grande Frana.
Il tracciato della via seguita (foto tratta da blog Leucodermis)
La fascia di faggi è faticosissima da attraversare perchè la neve è altissima ed in questa zona è morbida: spesso sprofonda tutta la gamba. Arrivati allo scoperto calzo i ramponi e parto: si va una meraviglia e non fa neanche freddo, di guanti non se ne parla proprio. Raggiungo il centro della frana e sbircio verso l'alto: devo prima passare a sinistra di un saltino rocciso, poi fare un traverso a destra e quindi direttamente su misto fino all'uscita di un canalino su cui si intrevede una piccola cornice. Vado, ma dopo un pò il pendio comincia a farsi ripido e quando raggiungo il traversino sono sui 45-50°; la neve a tratti è cedevole e non riesco a prendere i guati, che ho stupidamente lasciato nello zaino, che adesso non riesco a levarmi nella precaria posizione in cui sono. Faccio il traversino poggiando costantemente una mano nella neve per equilibrarmi (ho una sola piccozza) ed arrivo al canalino, che non è poi così breve come sembrava. Salgo ancorando la piccozza alle scaglie di calcari che spuntano dalla neve, sempre facendo equilibrio con l'altra mano, e finalmente arrivo ad un piccolo ripiano sotto la cornice sommitale. Sono distrutto e congelato. Mi butto sulla neve affannato e non riesco a far nulla per almeno venti minuti. Le mani, soprattutto la sinistra, sono totalmente inservibili, non riesco neanche ad aprire lo zaino!. Dopo circa mezz'ora riesco ad aprire lo zaino, infilare i guanti, mangiare qualcosa e fare il punto della situazione: sono alla fine del canalino, che termina con un diedro che sulla destra è roccioso e sulla sinistra di neve dura; sopra è sormontato dalla gronda della cornice sommitale, che sporge di un buon metro nel vuoto. Non posso ripiegare (non ho corde nè ancoraggi), quindi devo per forza passare di lì. Mi rimetto in assetto, un rampone contro la parete rocciosa e l'altro con il lato nevoso e dò enegici colpi di piccozza alla cornice, che piano piano riesco e demolire e precipita a valle con rumore sinistro, e finalmente riesco ad issarmi al di la di essa, sui pianori di vetta.
Il percorso seguito nel tratto finale
Sono riuscito ad arrivare tutto intero, ma confesso che stavolta ha avuto davvero paura, sono stato sprovveduto ed incauto, solo, poco attrrezzato e poco preparato su un itinerario che non conoscevo, un esempio da non imitare.

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