lunedì 27 marzo 2017

Ferrata Madonnina del Coren alla Corna Camoscera

Dopo un lunghissimo silenzio torno finalmente a pubblicare il resoconto di un'escursione e lo faccio, come spesso è accaduto in passato, sfruttando la mia permanenza in Italia settentrionale per lavoro.
Mi trovo alloggiato a San Pellegrino Terme, in Val Brembana e so, dalle mie precedenti ricerche, che non lontano c'è una via ferrata non difficile e non troppo lunga, che posso affrontare in mezza giornata. Sabato mattina il tempo è bello e fatta colazione in albergo parto alla volta di Cavaglia, un pittoresco borghetto abbarbicato sui fianchi della Valle Brembilla, poco a nord di Bergamo.
Il borgo è così piccolo che i parcheggi sono praticamente inesistenti; parcheggio lato strada in un tratto più largo della banchina. Sono il primo a salire da queste parti, non ci sono altre macchine posteggiate, anche se non è presto, sono già le nove del mattino. Il luogo è pittoresco e calmo, molto agreste.
I campi di Cavaglia
Preparo lo zaino, piuttosto smilzo, metto gli scarponi e via, bestemmiando per aver dimenticato i pantaloni leggeri da trekking, che ho lasciato a casa, mentre sono costretto a utilizzare dei pantaloni da lavoro, decisamente caldi per la giornata solatia. Dalla strada asfaltata si prende subito a sinistra per una scaletta che permette di attraversare Cavaglia e scoprire una bellissima casa tradizionale in pietra e legno.
La bella casa tradizionale
Il sentiero si inoltra, (dopo una brevissima e sconnessa discesa) nel bosco alle spalle del borgo risalendo il versante in maniera piuttosto regolare, senza tratti eccessivamente ripidi. Da qui lo scorcio su Cavaglia è davvero bello.
Il dolce tratto di sentiero alle spalle di Cavaglia
Il borgo di Cavaglia visto dal sentiero
Un primo bivio divide il sentiero che a destra sale al Rifugio Lupi e a sinistra porta alla Ferrata del Coren e alla via Normale alla Corna Camoscera; io vado a sinistra. Alle mie spalle sale un ragazzo con due cani, Li lascio passare scambiando convenevoli col ragazzo: fa caldo, ci siamo tolti la felpa entrambi. continuo a salire scattando qualche foto e in mezz'ora arrivo a un altro bivio: a destra si va per la via Normale, mentre a sinistra si va alla ferrata, qui indicata come sentiero attrezzato. 
Scorcio verso nord
La Corna Camoscera
Prendo a sinistra e continuo a salire, stavolta in maniera più ripida e dopo pochi minuti arrivo all'attacco della ferrata. Ho impiegato, con passo piuttosto rilassato e svariate fermate a far foto, 40 minuti dalla macchina. Vestizione: imbrago, set da ferrata, guanti, casco. 
Attacco della ferrata
Si parte con percorso obliquo verso destra, su terreno non difficile, lungo una serie di fessure-camino ampie, talvolta con fondo parzialmente terroso e scivoloso. La salita in tutto il primo tratto è abbastanza facile, ma in ombra. 


Passaggi della prima parte della ferrata
Dopo la lunga ascesa a destra si esce in una zona in cui la parete prende più sole e si attacca una sorta di spigolo leggermente coricato, davvero divertente da salire, con difficoltà contenute, che invitano a ad arrampicare direttamente la roccia senza mai toccar la catena se non per passare i moschettoni di sicurezza. 

Fasi di salita sullo spigoletto
Alla fine di questa sezione un tratto di camminata libera conduce verso la parte più tecnica del percorso, che pur non difficile e poco esposta, non è da consigliare ai neofiti. 


L'ingresso della grotta

Si entra nella stretta grotta della madonnina del Coren, da salire in parte con tecnica di opposizione e qualche movimento non proprio banale.

Passaggi nella stretta grotta

Dal pulpito di uscita della grotta scorgo un paio di persone che si avvicinano a buon ritmo. All'uscita della grotta un altro camino con qualche passaggio lievemente ostico conduce alla paretina finale.

I camini di uscita dalla grotta
Dalla fine del camino vedo già la coppia alla base, stanno salendo velocissimi, come cavolo faranno?. Cerco di accelerare per evitare di ingolfarci sulla via, dovrei farli passare, ma poi mi ritroverei potenzialmente sotto il tiro di qualche sasso smosso, quindi vado su senza tanti complimenti di forza lungo la catena e poco dopo mi trovo in cima al pilastrino. 
In cima alla ferrata, fuori dalle difficoltà

La via ferrata è finita, pochi passi e sono in cima alla Corna Camoscera, con l'immancabile croce di vetta, compensata da un bellissimo panorama. 
 Castel Regina
 Croce di cima
Dalla cima verso il Pizzo Arera

Dopo pochi minuti, giusto il tempo di togliermi di dosso l'attrezzatura, arriva la coppia che mi seguiva, due signori intorno ai 55-60 anni; non hanno imbraghi o altro, solo i guanti, sono saliti senza protezione lungo la ferrata, per questo erano così veloci, devono essere parecchio in gamba, ma anche poco prudenti. Due rapide chiacchiere, una barretta al cioccolato e si prosegue verso la cima di Castel Regina, la cima principale di cui la Corna Camoscera forma una sorta di spalla e da cui è separata da una netta insellatura. La discesa all'insenatura è piuttosto insidiosa e ci sono un paio di corti tratti attrezzati con cavo metallico e una scala in ferro; per i neofiti è conveniente indossare l'imbragatura anche in questo tratto. 
Scaletta nella discesa dalla cima
Raggiungo l'insellatura e seguo il sentiero 596, dove incrocio nuovamente la coppia di prima, stavolta insieme a un gruppetto di vispi e gioviali anzianotti, che si scambiano battute. 
La Corna Camoscera salendo a Castel Regina

Il sentiero porta sulla Cresta della dorsale che unisce Castel Regina e Pizzo Cerro e con una variante porta in Cima a Castel regina, alla quota di 1424 m, massima quota delle giornata. La giornata non è delle più limpide, ma il panorama è comunque bellissimo, con il Pizzo Arera in evidenza. 

Panorama verso la Val Brembana e il Pizzo Arera
Il Pizzo Arera

Comincia quindi la lunga discesa, che faccio lungo il sentiero 596 per effettuare un anello; la prima parte percorre interamente la cresta e dopo aver passato il Rifugio Lupi, si svolta a destra in una selletta con quadrivio, con indicazione Cavaglia. Ora il sentiero scende obliquando, a tratti attraversando bei boschetti di noccioli e ameni prati, mentre più in basso si incontrano tratti più ripidi e sconnessi. 

Piacevoli tratti in discesa
Infine rientro a Cavaglia alle ore 13, per complessive 4 ore di cammino, di cui la metà per arrivare in cima alla ferrata e l'altra metà per raggiungere la cima di Castel Regina e per compiere il periplo del ritorno. Una escursione breve, molto gradevole e appagante, che unisce la bellezza dei borghi, la prestazione sportiva della ferrata e il trekking. 
Per chi volesse avere maggiori informazioni sulla ferrata rimando all'ottimo link di vie ferrate.it: http://www.vieferrate.it/pag-relazioni/lombardia/52-alpi-orobie/77-madonnina-del-coren.html
Segnalo anche l'ottimo servizio del CAI di Bergamo per la documentazione sentieristica e per la geolocalizzazione http://geoportale.caibergamo.it/
Buona escursione!

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