Come ormai sapranno i miei quattro lettori in occasione delle mie giornate lavorative in Italia settentrionale colgo ogni volta che mi è possibile l'occasione per fare qualche giretto montano. Sono alloggiato a Ponte di Piave, nel Trevigiano, e come destinazione scelgo inizialmente la Marmolada, di cui penso di fare la ferrata occidentale e scendere dalla via normale sul ghiacciaio. Parto il sabato pomeriggio e arrivo al lago di Fedaia in serata., però notizie che mi arrivano non sono buonissime: gran caldo e crepacci molto aperti, da saltare sul ghiacciaio, cosa non proprio ideale per una persona sola; in più è previsto anche tempo non perfetto, con annuvolamenti sparsi. Prendo quindi la decisione di ripiegare su un itinerario certamente molto più semplice e da cui ci si può ritirare con qualsiasi tempo. Mi reco al Passo Pordoi per salire il giorno successivo sul facilissimo Piz Boè, cui aggiungere qualche altra cima secondaria. Come consueto non spendo soldi per il pernottamento, ho dietro la tenda, ma dormo direttamente in macchina poco sotto il Passo.
Nell'attesa della notte decido il percorso: salita al Piz Boè, quindi traversata della Cresta Strenta e salita al Piz Léch Dlacé, tutte cime oltre i 3000 m; unica indecisione salire alla Forcella del Pordoi a piedi o arrivarci con la funivia al Sass Pordoi passando dal Rifugio Maria. Decido di non decidere: se sarò pronto abbastanza presto al mattino andrò a piedi, se farò tardi prenderò la funivia.
Prime luci del giorno sul Gruppo del sassolungo
Passo una buone notte in macchina e al mattino decido di fare a piedi i 600 m di dislivello lungo il sentiero 627 fino alla Forcella Pordoi, lo trovo più etico e più risparmioso, ma anche più sportivo visto che farò un itinerario molto facile, almeno metto qualche metro di dislivello nelle gambe.
Fioriture appena sopra il Passo Pordoi
La prima parte è davvero molto facile, con una grande gobba erbosa percorsa da sentiero dotato di gradoni, poi il tracciato dopo una zona a bassa pendenza, comincia a farsi più ripido e ad attraversare dei ghiaioni, anche piuttosto instabili a volte; qui la fatica non manca, ma lo spettacolo sulle pareti sovrastanti e sulla retrostante Marmolada, che ogni tanto fa capolino fra le nubi, è davvero appagante.
Il Passo Pordoi. Sullo sfondo il Gruppo della Marmolada
Gran Vernel a destra e Marmolara sulla sinistra
Marmolada e Gran Vernel
Marmolada - Punta Penia
Sulle pareti è impegnata una cordata di rocciatori. Il traffico sul sentiero non è molto, solo qualche gruppetto, sia in salita che in discesa, spesso stranieri.
Scorci lungo la salita
Selfie con Marmolada sullo sfondo
Rocciatori impegnati sulle pareti del Sass Pordoi
Il traffico aumento notevolmente appena arrivato alla Forcella, dove arrivano anche i turisti che hanno usufruito della cabinovia per il Rifugio Maria al Sass Pordoi.
Il Valon del Fos
Il Piz Boè
Avviandosi verso la cima
Seguo dapprima il sentiero 627 e poi prendo la deviazione per il 638 che conduce alla cima del Piz Boè con qualche breve e facile tratto dotato di cavo di acciaio; non indosso l'imbrago, i passaggi sono davvero semplici e poco esposti, l'assicurazione è da consigliare solo ai neofiti.
Facili roccette attrezzate
La cima del Piz Boè è davvero deturpata dalle installazioni umane, nonché da una pletora di turistacci rumorosi, per cui mi trattengo pochissimo e mi dirigo verso le altre cime, che so essere molto meno frequentate, lungo il segnavia 672.
L'affollata cima
La cima del Piz Boè dalla Cresta Strenta
Scorci dalla Cresta Strenta
La dorsale della Cresta Strenta è panoramica e interessante, ma priva di una vera e propria cima isolata, per cui anche qui non mi fermo a lungo e proseguo, sempre godendomi il paesaggio quando le nubi lo permettono. Il percorso è ora in discesa e richiede un minimo di attenzione in qualche passaggio. Si giunge quindi alla forcelletta fra Cresta Strenta e Piz Léch Dlacé e si affronta la salitella di quest'ultima, anch'essa facile. Stavolta faccio una piccola sosta per ammirare il paesaggio, davvero stupendo verso la Val Mesdì, con le vette di Sass de Medsì, Bech de Mesdì e Dent de Mesdì a rubare la scena e a rapire lo sguardo.
Val Mesdì.....
.... con le cime che la sovrastano
Selfie di cima
Ho raggiunto le tre vette da oltre 3000 m del Gruppo del Sella che mi ero prefissato, per cui si rientra, ma facendo un percorso differente al ritorno, ovvero scendendo direttamente dalla forcelletta verso ovest e nord-ovest i direzione del Rifugio Boè, dove vedo una calca irreale e a cui ovviamente decido di non avvicinarmi, rientrando direttamente sul segnavia 627 di nuovo verso la Forcella Pordoi. Faccio però una piccola pausa per rifocillarmi e per dare una sguardo alle rocce a caccia di minerali.
Cristalli in un anfratto
Nel tratto fra Rifugio Boè e Forcella Pordoi si vedono le comitive più improbabili: vecchie signore aristocratiche con cagnolino al seguito, gruppetti eterogenei assolutamente non attrezzati, ragazze in pantaloncini corti e infradito (quando c'è il sole in effetti fa calduccio) e signori con i sandali. Un signore in pantaloncini e sandali mi chiede spaesato cosa ci sia più avanti. Davvero incredibile che persone totalmente digiune di montagne si avventurino così sprovveduti sui sentieri, senza nemmeno sapere "cosa ci sia dopo". Cosa farebbero queste persone in caso di cambio repentino del tempo, come spesso accade a tremila metri?. Perplesso continuo il mio cammino e mi butto in picchiata nei ghiaioni oltre la Forcella Pordoi fino al rientro al Passo Pordoi. Una facile escursione, adatta come prima escursione in quota per i non avvezzi, da sconsigliare a chi ama la solitudine lungo i sentieri, ma che comunque regala scorci davvero belli e suggestivi.
Alla prossima!